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Due figure antropomorfe che si fronteggiano, una che regge con due mani un libro aperto e l’altra che richiama l’attenzione indicando con il dito una frase su una pagina. Sopra di esse due serie di sillabe scritte in tachigrafia medievale: “Verliu le gito / Na son petito”.
La fonte da cui provengono le due espressioni sono i Distici di Catone, una raccolta di sentenze in versi dell’oratore e storico latino vissuto in età repubblicana tra il III ed il II sec. a. C., ed esattamente il prologo del libro secondo, in cui il verso completo così recita: “Si quid amare libet, vel discere amare legendo, Nasonem petito”. In italiano quindi diventa: “Se ti piace amare qualcuno, o imparare ad amare leggendo, dovrai chiedere Nasone”. Il riferimento è al famoso poeta latino Ovidio Nasone, autore tra le altre opere di L’arte di amare (Ars amatoria) e Amori (Amores). In quei versi Catone vuole indicare al lettore alcuni autori particolarmente utili per approfondire la conoscenza di determinati argomenti, e così Lucano per conoscere le guerre romane e puniche, Emilio Macro, le cui poesie ti fanno conoscere l’efficacia delle erbe, ma soprattutto Virgilio, a proposito del quale egli dice: “Telluris si forte velis conoscere cultus, Vergilium legito”.
Le ultime due parole di questo verso quindi rappresentano la trascrizione esatta della prima serie di sillabe sul dipinto, che pertanto vanno sciolte in “Vergilium legito”. Il significato è il seguente: “Se vuoi conoscere a fondo la coltivazione della terra, dovrai leggere Virgilio”, dove il riferimento è ovviamente alle Georgiche, il poema dedicato alla precettistica agricola. Pertanto i due libri aperti che vengono esibiti dalle due figure antropomorfe sono l’Ars amatoria di Ovidio e le Georgiche di Virgilio.
Gli studi sulla fortuna degli autori latini nel medioevo, quando la circolazione dei testi avveniva ancora in forma manoscritta, ci documentano che gli autori più influenti sulla letteratura volgare di quest’epoca furono appunto Virgilio e Ovidio. Enorme è infatti la presenza del poeta mantovano nella cultura e perfino nelle leggende medievali; altrettanto innegabile è l’importanza di Ovidio, soprattutto dell’Ars amatoria e degli Amores, per la letteratura di ispirazione cortese. Possiamo quindi affermare che la presenza di queste tavolette a Viadana da una parte testimonia che quella corrente culturale trovò seguaci anche nel nostro territorio, e dall’altra rappresenta un’ulteriore prova, laddove ve ne fosse ancora bisogno, di quanto già acclarato da quegli studi.
L’analisi di questi testimoni non sarebbe completa se non esaminassimo anche l’aspetto pittorico-figurativo. A tal proposito si può osservare che si tratta di un autore di area cremonese che utilizza un linguaggio figurativo che si rifà alla vecchia, per allora, cultura cortese tardo-gotica, mostrando quindi un’attenzione alla tradizione, mentre si stava già affermando il nuovo linguaggio rinascimentale moderno. Vi è da osservare che tali figure trovano una perfetta corrispondenza nel bestiario eseguito su tavolette da soffitto oggi conservato nel museo civico di Viadana di età coeva, provenienti dal palazzo Gardani.
Un’ultima considerazione va riservata alla motivazione che ha indotto a scegliere queste due immagini come logo della nostra associazione. Essa è duplice. Da una lato valorizzare una testimonianza artistica frutto della cultura che ha permeato il territorio, in ossequio agli scopi sociali di questa Società Storica; dall’altro perché queste immagini esaltano il valore della cultura scritta che trova la sua sede privilegiata nei libri, per di più essi vengono raffigurati aperti, e cioè fatti per essere letti, come sembrano invitarci a fare quelle due figure nel loro atteggiamento più che eloquente.
In buona sostanza “fare cultura con i libri” è l’obiettivo primario che ci proponiamo con il nostro Bollettino.